Niente regali fiscali all’estero

Melina  - Kampagnenteam
Melina - Kampagnenteam
17 October 2022 Tempo: 2 minuti
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OECD
L'imposizione minima dell’OCSE comporta un aumento delle imposte per le grandi aziende attive a livello internazionale. Se un paese non riscuotesse l’imposizione convenuta, gli altri Stati sarebbero autorizzati a compensare l’imposizione mancante. Si pone così una domanda: la Svizzera deve rispettare l’imposizione minima o rinunciare ad entrate fiscali a favore di altri paesi? La risposta è chiara: il denaro deve rimanere in Svizzera.

L’idea di imporre le grandi aziende attive a livello internazionale con un’imposizione minima del 15% è sostenuta da oltre 140 paesi. Oggi tutti i Cantoni applicano un’imposizione inferiore. La riforma fiscale dell'OCSE pone quindi grandi sfide alla piazza economica svizzera. Quest’ultima è attrattiva e il nostro paese trae un grande vantaggio finanziario. Ogni anno la Confederazione incassa oltre 11 miliardi di franchi di imposte sull’utile dal 3% delle grandi aziende svizzere direttamente interessate da questo cambiamento.

Una sfida importante per la Svizzera come paese dai salari elevati

In Svizzera il livello dei costi per le aziende è elevato. I costi dei fattori produttivi e della manodopera sono notevolmente più elevati rispetto a molti altri paesi. Con l’imposizione minima, i costi aumentano ulteriormente per molte aziende interessate. Ma se la Svizzera non implementasse lo standard internazionale, ciò andrebbe chiaramente a suo svantaggio: altri paesi all'estero potrebbero chiamare alla cassa le aziende svizzere.  

Il Consiglio federale ha quindi proposto una modifica costituzionale che consentirebbe un’imposizione speciale dei grandi gruppi. In questo modo, le entrate fiscali sarebbero così prelevate in Svizzera e non all’estero e il provento di questa imposta supplementare alimenterebbe i Cantoni invece di migrare all'estero. Questo va a beneficio di tutti. La votazione sulla nuova disposizione costituzionale avrà luogo il 18 giugno 2023.